domenica 1 luglio 2012

Andrea Lunghi | Letto Imperiale: Eremo 1814

Andrea Lunghi | Letto Imperiale: Eremo 1814 (locandina mostra fotografica)

La strada è pessima, l’Eremo è fatiscente e l’eremita puzza”.

Questo il commento di Napoleone Bonaparte al rientro in Portoferraio dopo poche ore passate all’Eremo di Santa Caterina.
Era il maggio del 1814, a pochi giorni dal suo sbarco all’Isola d’Elba, l’Imperatore ebbe modo di dormire una notte nelle spoglie e modeste stanze del monastero del versante riese.
Occasione inconsueta questa, il sopralluogo alle miniere “piaggesi” portò via più tempo del previsto, nel cammino di ritorno il Sovrano fu sorpreso dalla notte e costretto a far montare un letto da campo nella stanza più grande dell’Eremo affinché potesse dormire in una dimora adeguata.
La serie fotografica è incentrata sul flusso di coscienza dell’Imperatore, una rappresentazione tra la percezione reale delle cose e la rielaborazione mentale. Una libera rappresentazione del monologo interiore del Sovrano.
Questo l’antefatto, il punto di partenza per incentrare il lavoro fotografico sul letto donato da Napoleone Bonaparte all’Eremita e tutt’ora conservato all’Eremo di Santa Caterina.
Dopo circa un anno di elaborazione, in un’unica seduta, è nata l’intera serie fotografica. Il mio tentativo è stato quello di raccontare in terza persona la notte passata da Napoleone all’Eremo di Santa Caterina. Ricreare lo stesso clima, la stessa atmosfera, un viaggio a ritroso nel tempo. La sessione fotografica si è svolta nell’agosto 2009 dal tramonto all’alba. Non sono state usate luci artificiali; l’illuminazione dell’ambiente era data dalle candele.
In mostra saranno esposte dieci fotografie stampate nella tecnica tradizionale manuale ai sali d’argento lavorate dallo stampatore e fotografo Gianluca Maver di Montevarchi e una grande e preziosa fotografia al Platino Palladio stampata da Salto Platinum Atelier in Belgio seguendo l’antica tecnica di stampa brevettata nel 1873 dall’inglese William Willis.
In contemporanea alla serie fotografica è stato prodotto un video dal titolo “Sogno Imperiale: Eremo 1814” sviluppato nella tecnica dello stop-motion. Il video è un racconto in prima persona: sono gli occhi di Bonaparte che ci raccontano questa sua breve visita al santuario. Anche il video è stato realizzato in unica sessione di posa dal tramonto all’alba nell’agosto del 2009.

The road is terrible, the Hermitage is run down and the hermit smells

This is the comment made by Napoleon Bonaparte at his re-entry into Portoferraio after a few hours spent at the Hermitage of Santa Caterina.
In May 1814, a few days after he arrived on the Island of Elba, the Emperor was able to visit the bare and modest rooms of Rio’s monastery. This was an unusual occasion, his visit to the “piaggesi” mines had taken up more time than envisaged. On his return the Emperor wanted however to visit the Hermitage. The following day he donated a small bed to the hermit. The Emperor had been touched in seeing that the hermit had a straw bed.
This series of photos is centered on the Emperor’s stream of consciousness, a presentation between the real perception of objects and their mental re-elaboration. A free presentation of the Emperor’s inner dialogue. This background is the starting point of the photographic exibition, which subject is the bed donated by Napoleon Bonaparte to the Hermit and still preserved in the Hermitage of Santa Caterina. After nearly a year of elaboration, the entire photographic series was born in a single sitting. My attempt has been to narrate in the third person a hypothetical night spent by Napoleon in the Hermitage of Santa Caterina; to recreate the same atmosphere, a journey back in time.
The photographic session took place in August 2009 from sunset to sunrise.
No artificial lights were used and illumination of the environment was created by candels.


giovedì 21 giugno 2012

Susanne Besch | Rostrosenrot [ Transformationen in Gips ]


Ausstellung 2012
17.06.2012 – 22.09.2012 in Dresden 
Kunstraum Pillnitz
Wilhelm-Wolf-Str. 1b – 01326 Dresden

GIPS UND EISEN
Die Berliner Künstlerin Susanne Besch hat seit dem Jahr 2000 immer wieder für einige Wochen auf der Insel Elba im Eremo di Santa Caterina gearbeitet.
S. Caterina ist ein kleines ehemaliges Kloster. Es bietet durch seine Einfachheit – bis heute gibt es keine Stromversorgung – und durch seinen Garten mit alten Rosensorten und Heilkräutern einen besonderen, inspirierenden Rahmen für Serien von Bildern und Objekten aus Eisenfundstücken und Gips.
Der Osten der Insel Elba ist landschaftlich von Eisenerz,  Kalkstein und deren industrieller Verarbeitung geprägt. An den Stränden, die noch von der ehemaligen Eisenindustrie gezeichnet sind, findet die Künstlerin die verwitterten Eisenteile. Diese bringt sie mit Gips in Verbindung, einem Material, das im Kontrast dazu weiß und neu und gewissermaßen ohne Geschichte ist. In den Bildern setzt sich die Verwandlung fort. Der Rost dringt in den Gips ein und verfärbt ihn.
Vergänglichkeit und Transformation sind die Themen. So rückt Susanne Besch mit ihren Arbeiten ungefällige, schroffe Überreste von Werkzeugen und Maschinenteilen in ein neues Licht. Sie ordnet sie zu Strukturen und Rhythmen, wodurch deren verborgene Schönheit zur Geltung kommt. Es entsteht eine Ebene zwischen den Daseinsformen. Die Künstlerin schafft so eine Einheit aus Chaos und System, aus Kompliziertem und Einfachem, Hässlichem und Schönem.

Susanne Besch - DORNEN – GipsEisenoxyd – 10 a 18 cm x 18 cm

Susanne Besch  - ZWISCHENZEILEN – GipsEisen – 150 cm x 85 cm – S.C. 2006
Susanne Besch - DIE VERSAMMLUNG DER ROSENDIEBE – Gips-Eisen – Höhe 160 cm S.C. 2011
Susanne Besch - ROSENGARTEN und ZWISCHENZEILEN– Gips-Eisen
Susanne Besch - DIE WERKTÄTIGEN - Gips-Eisen – 5 Teile Höhe 60-80 cm – Berlin 2009

SUSANNE BESCH
1955 in Jena geboren
Seit 1980 Arbeit als Keramikerin und Werkstattleiterin in Berlin
Beteiligung an mehreren Ausstellungen in Berlin, Potsdam, Stralsund, Fürstenwalde
Zwischen 1991 und 1995 mehrere Video-Kurzfilme
1992 Sonderpreis des Frauenfilmfestivals in Wien
Zwischen 1995 und 1997 Kunst-Aktionen „Kunst des Schenkens “ und „ Glück“
2004 Gastkünstlerin des Internationalen Sommerateliers „playing arts“ in Gelnhausen
Seit 1998 wiederholte Arbeitsaufenthalte in Santa Caterina auf der Insel Elba in Italien
Lebt und arbeitet in Berlin

giovedì 7 giugno 2012

Carnet de Route: un inusuale incontro tra l’Isola d’Elba e Napoleone | di Alice Betti

"Carnet de Route" Fiona Buttigieg, Angela Galli, Andrea Lunghi

Napoleone e l’Isola d’Elba potrebbe risultare un binomio ormai scontato. Non si può però certo dire di avere questa impressione se si prende in considerazione il progetto “Carnet de route”, presentato dal 4 al 13 maggio scorso presso lo spazio “Telemaco Signorini” di Portoferraio. Il soggetto dell’arrivo e del soggiorno sull’isola dell’Imperatore viene affrontato con uno sguardo sorprendentemente moderno che regala al pubblico un’esperienza inaspettata.


 La scelta compiuta per il rivestimento delle pareti colpisce l’attenzione di chi varca la soglia delle sale e contribuisce a creare un’atmosfera che richiama il contesto napoleonico: si tratta di riproduzioni fotografiche di un arazzo d’epoca, presentate usando quattro differenti viraggi cromatici. Questa soluzione porta ad un risultato d’insieme tutt’altro che banale poiché si sposa alla perfezione con l’atmosfera di sospensione quasi onirica e visionaria che l’esperienza della visita crea.


 In tale contesto prende vita il percorso della mostra che si snoda attraverso i lavori di tre fotografi, caratterizzati dalla volontà di evocare la presenza di Napoleone all’Elba, secondo differenti prospettive e utilizzando altrettanto diversi linguaggi della tecnica fotografica e di stampa.
 I “flash” di Angela Galli ci propongono “impressioni” dell’arrivo a Portoferraio di Napoleone che sembrano quasi scaturire dai pensieri del Bonaparte stesso, nonché momenti della vita di corte caratterizzati da contrasti tra tonalità brillanti dal sapore quasi “pop”. L’alone di misteriosa sospensione che circonda i vari capitoli di questo racconto è rafforzato dall’uso della sovrapposizione, in ciascuno di essi, di due immagini evocative.


Nell’intimo spazio della nicchia posta nella seconda sala si inserisce, invece, lo sguardo di  Fiona Buttigieg che, sempre attraverso la sovrapposizione di due immagini fotografiche, narra tre episodi legati all’esperienza elbana dell’imperatore. In ognuno di essi i protagonisti sono testi di documenti ufficiali dell’epoca che compaiono come lettere sbiadite, parte di un ricordo ormai lontano e che ha bisogno del supporto di immagini per rivivere nella coscienza collettiva. In questo modo le frasi che testimoniano la scelta di piantare gigli per dare il benvenuto al Bonaparte paiono come dissolversi per lasciare posto al noto e candido fiore.


L’ultima tappa di questo breve ma significativo viaggio ci viene regalata da Andrea Lunghi che presenta una sequenza di scatti fotografici nei quali il protagonista è il letto di ferro che Napoleone regalò ad un eremita per ringraziarlo dell’ospitalità ricevuta. Ancora una volta, benché in modo differente rispetto ai lavori precedenti, il potere evocativo dell’immagine gioca un ruolo fondamentale e la presenza di Napoleone è testimoniata in ogni singolo scatto dal caratteristico cappello posto ai piedi del letto. Nonostante il soggetto si ripeta, i particolari ci raccontano un’intera ed irrequieta notte attraverso un climax che termina con il giaciglio presentato completamente disfatto di fronte alla finestra spalancata: quest’ultima lascia passare un soffio di vento tra le leggere tende che lascia all’osservatore una sensazione di misteriosa malinconia.


 Nella sua apparente semplicità il progetto proposto non deve essere sottovalutato, anzi merita un’attenzione particolare per la novità che rappresenta in un contesto come quello portoferraiese e più in generale elbano. Carnet de route, infatti, si può definire una vera e propria installazione d’arte contemporanea che ha la volontà, attraverso allestimento e lavori, di coinvolgere il pubblico a 360° in un’esperienza visiva e sensoriale. La speranza è che non  si tratti di un episodio isolato ma che possa essere solo il primo di una serie di eventi altrettanto audaci ed accattivanti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Settimana Napoleonica "Bonesprit" Portoferraio- Galleria Telemaco Signorini

giovedì 24 maggio 2012

Alessandro Beneforti | Psycoskin




Lampi di luce proiettata sulla pelle come persone bagnate dalla pioggia,
figure astratte che si modellano sul corpo come tatuaggi accompagnati 
da parole che disegnano sensazioni seguendo schemi di giochi linguistici.

Ed ecco che i tautogrammi si insinuano nelle fessure della mente e come 
Ibrida intuizione indipendente invadono irruenti illusioni.

La ricerca è continua e si accavalla a Frequenze frenologiche che fluiscono fervide
fibre frammentate e scavalcano ogni più stravagante immaginazione.

Le immagini proiettate si confondono tra le forme che la pelle
decide di accettare come Morbide macchie mimetizzate 
che mascherano molteplici misteri. © RIPRODUZIONE RISERVATA




giovedì 17 maggio 2012

Gianluca Maver | Web_2010

Gianluca Maver è un fotografo italiano.
Il suo lavoro è rivolto a mostrare il sentimento di stupore e incanto che prova indagando microcosmi. Osservando la natura nel dettaglio, il senso di meraviglia sorge spontaneo.
Il mezzo fotografico non è impiegato con intento documentario.
L’utilizzo di sfondi bianchissimi permette di rendere l’immagine neutra cogliendo così l’essenzialità della natura. Questo procedimento, applicato anche ad altre opere, si fa ancora più radicale negli ultimi lavori intitolati Web_2010, dove la decontestualizzazione dell’oggetto porta senza distrazioni all’esternazione di quel senso di stupore e meraviglia tanto cercato.
I soggetti ritratti sono ragnatele che Maver ricerca e fotografa su fondali immacolati. Queste interagendo con lo spazio lo invadono e coinvolgono lo spettatore in un’atmosfera d’incanto e stupore che porta ad osservare ogni dettaglio, ogni particolare di una realtà così familiare ma allo stesso tempo sconosciuta.
Il soggetto perde riconoscibilità e la linea si fa segno grafico.
La levità del soggetto invita placidamente lo spettatore ad avvicinarsi per poter meglio cogliere ogni
particolare ritratto accompagnandolo sempre più nel profondo dell’immagine.
I grandi formati e la luce che sembra uscire direttamente dalle fotografie fanno vivere un’esperienza
in cui ci si ritrova a provare i sentimenti che hanno ispirato l’artista. Osservando l’estrema fragilità e leggerezza di queste trame perfette ci si incanta per la potenza dell’armonia e la sottigliezza delle
tessiture che interagiscono con lo spazio.
Questa sensazione di impalpabilità induce a riflessioni sulla precarietà della ragnatela e per esteso alla fragilità e al senso ultimo della realtà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 Gianluca Maver | Web_2010 presentation,
lambda print on dibond with wood frame and glass 93x118cm


Gianluca Maver is an Italian photographer.
His work sets out to reveal the surprise and enchantment aroused by examining microcosms. Indeed a sense of wonder comes naturally when observing nature in detail. The photographic medium has not been used with the aim of documenting. The use of ultra-white backgrounds makes for a neutral image, thereby capturing the very essence of nature. This procedure has also been applied to other works, and has been rendered even more radical in the most recent works entitled Web_2010, where the decontextualisation of the object results in the sought-after astonishment and wonder being expressed without any distractions.
The subjects portrayed are the cobwebs that Maver seeks out and photographs, set against immaculate backgrounds. By interacting with the space they actually invade it, drawing the spectator into an enchanted and astonishing setting where the spectator takes in every detail, every feature of a scene that is so familiar and yet quite unknown.
The subject ceases to be recognisable and the lines become a graphic sign.
The lightness of the subject calmly invites spectators to come closer so they can see each particular
portrait, accompanying them deeper and deeper into the image itself.
The large formats and the light that seems to come straight out of the photographs convey a sensation whereby the spectators find themselves experiencing the same feelings that inspired the artist. On observing the extremely fragile and light nature of these perfect weaves, one is left enchanted by the power of the harmony and the subtlety of the woven webs that interact with the space. This sensation of impalpability triggers reflections on the precarious nature of the cobweb, and subsequently the fragility and ultimate sense of reality. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Gianluca Maver | Web_2010#9 Montevarchi 2011,
 lambda print on dibond cm 93×118 edition of 3 + 1 a.p.


Gianluca Maver | Web_2010#9 Montevarchi 2011,
 lambda print on dibond cm 93×118 edition of 3 + 1 a.p.

Gianluca Maver | Web_2010#10 Montevarchi 2011,
 lambda print on dibond cm 93×118 edition of 3 + 1 a.p.

Gianluca Maver | Web_2010#10 Montevarchi 2011,
 lambda print on dibond cm 93×118 edition of 3 + 1 a.p.

Gianluca Maver (1972, Bergamo), vive e lavora tra Montevarchi e Firenze.

Terminati gli studi alla Fondazione Studio Marangoni a Firenze nel 1999, inizia a lavorare come
fotografo con una predilezione alla ricerca e come docente di fotografia. Attualmente è docente e capo dipartimento di fotografia presso la Lorenzo de Medici Institute di Firenze. Selezionato e premiato in vari concorsi tra cui: nel 2000, Premio per un progetto fotografico, Fondazione Studio Marangoni; Portfolio in Piazza 2000, a cura di Vittoria Ciolini a Savignano sul Rubicone; nel 2004 selezionato dal Museum of Contemporary Art di Fort Collins, Colorado; nel 2005 e nel 2007 per il Premio Arti Visive San Fedele di Milano. Tra le numerose esposizioni personali e collettive, avviate nel 1997, si evidenziano: nel 2006 Open Day alla galleria FSM curata da Daria Filardo a Firenze; L’Arno un percorso visivo, curata da Anna Maria Amonaci in piazza della Passera a Firenze; nel 2007 They looked on while it happened presso la Galerie Image ad Aarhus Danimarca; FotoGrafia festival internazionale di fotografia a Roma curato da Marco Delogu; nel 2008 Visages en Pose alla galleria Maurizio Nobile Loft curata da Anna Mari Amonaci a Bologna; nel 2011, MIA Milan Image Art Fair, Milano; Contaminazioni ambientali, curata da Francesco Gavilli a Villa Barberino di Meleto; Spostamenti / Shifts, Casa Masaccio Arte Contemporanea curata da Fausto Forte a San Giovanni V.no; e Natural Forms, alla galleria RBfineart, Milano.

Gianluca Maver (1972, Bergamo), lives and works in Montevarchi and Florence

After completing his studies at the Fondazione Studio Marangoni in Florence in 1999, began working as a photographer with a penchant for research and as a photography teacher. Currently he is teacher and head of the photography department at the Lorenzo de Medici Institute, Florence. His works have been shortlisted and awarded prizes in several competitions: in 2000, Prize for a photographic project, organized by the Fondazione Studio Marangoni; Portfolio in Piazza 2000, curated by Victoria Ciolini in Savignano sul Rubicone; in 2004 was shortlisted by the Museum of Contemporary Art in Fort Collins, Colorado, in 2005 and 2007 Premio arti visive San Fedele in Milan. Numerous solo and group exhibitions since 1997 among this: in the 2006, Open Day, by Daria Filardo, at FSM Gallery, Florence; L’Arno un percorso visivo, curated by Anna Maria Amonaci, Piazza della Passera Florence; in 2007,They Looked in while on It Happened at the Galerie Image, Aarhus Denmark; FotoGrafia international festival of photography Rome curated by Marco Delogu; in 2008 Visages en Pose at the gallery Maurizio Nobile Loft curated by Anna Mari Amonaci Bologna; in 2011, MIA Milan Image Art Fair, Milan, Contaminazioni Ambientali, curated by Francesco Gavilli at Villa Barberino Meleto; Spostamenti / Shifts, curated by Fausto Forte for Casa Masaccio contemporary Art San Giovanni V.no, and Natural Forms, at the gallery RBfineart Milan.
www.gianlucamaver.com

domenica 6 maggio 2012

Susanna Ragionieri | L’Histoire C’est Nous


Réfléchir sur «l'histoire», celle qui recoupe directement avec nos origines, ou répond à nos similitudes, en nous modelant sans relâche avec le paysage qui nous entoure, est un exercice à pratiquer régulièrement, car se cachet en lui presque toujours - le connaissaient bien les anciens - la plupart des réponses aux questions que nous nous demandons.
Cette considération, saisie comme une méthode de travail, semble avoir été le point de départ pour les trois artistes - Angela Galli, Andrea Lunghi, Fiona Buttigieg - qui déjà l'année dernière ont enquêté sur la complexe et mystérieuse figure de Sainte Catherine, et aujourd'hui, ils ont choisi de se concentrer de manière significative sur celle, également bien connue et dans le même temps inconnue, comme l'a récemment souligné l'écrivain français Robert Christophe, de Napoléon au cours des dix mois passés à l'île d’Elbe. 
C’est quoi qu’on peut dire et raconter de ce temps là, court mais pas très court dans la vie agitée de l'homme plus important d’Europe? Et sur les idées d'un territoire qui, sous sa direction, est devenu dans tous les sens une Principauté, c’est à dire une Nation? Quelles traces tangibles restent de ce modèle, imaginé et créé partiellement? Et surtout, quelles énergies survivent latentes, et en attendant une éventuelle révision en termes d'aujourd'hui? De ce qui non seulement se contentait d’être la première intervention illuministe et moderne réalisée avec détermination, mais, stimulée par l'imagination et l'utopie, semblait devenir, propre aveu de Napoléon, le rêve de «une souveraineté d'un genre nouveau», possible dans un laboratoire naturel idéal et sociale tel que celui de l'île? Le projet Carnet de Route, qu’Angela Galli, Andrea Lunghi et Fiona Buttigieg proposent aujourd’hui, et toujours en évolution, découle de ces questions, et se déplace ensuite au long des les deux directions de l'hypothèse culturelle et du regard émotionnel et affectif propre de l'artiste. Lorsque l'un nourrit l'autre en sachant que la centralité inéludable du message est ce de réussir à « dire avec les images », en  en enquêtant le langage, dans les trois cas, la langue de la photographie, dans sa complexité et émotivité, pour devenir porteurs de concepts. Une fois de plus en retrouvant le rôle social et utopique de deviner l’avenir qui a toujours été le caractère central de l'artiste.
Dans Images d’un exil, Angela Galli a choisi  la prospective oblique et mélancolique du souvenir, qui sur la trace des Mémoires de l'exil à Sainte-Hélène, se coagule dans secoués flashbacks de  perception: l'arrivée dans le port de Portoferraio le soir, au début de mai, superposée à la secousse de surprise pour la ressemblance naturelle entre l'île d'Elbe et la Corse, ou le soir au théâtre, le petit bijou de Vigilanti, presque à la démonstration que l'harmonie parfaite peut  aussi exister sans la grandeur. Angela construit son histoire dans des chapitres, en utilisant la syntaxe de l'histoire en images, le roman-photographique qui, désormais  perdu ses racines populaires, lui sert à relier les unités dans la fluidité des images parfois insaisissables, soulignées par un processus continu d'hybridation picturale.
Dans, Notes d’une petite île, Fiona Buttigieg préfère se concentrer plutôt sur quelques petites anecdotes rapportées dans les chroniques de l'époque; nuances de l'histoire toscane où, de temps en temps, nous lisons la sagesse du peuple dans la relation séculaire avec le pouvoir, ou l'ironie subtile plein de nuances de toute la blague, la lutte pour la survie, ou la dimension humaine au centre de certains travaux publics. Grâce à un chevauchement direct, la forte calligraphie de documents d'archives dialogue ainsi  directement avec l’évidence flagrante de peu éléments, chacun isolé à suggérer le compte  dont il est protagoniste: les grosses clés en fer, les lys de mai, le pain parfumé, le pavé poli des escaliers de Portoferraio.
Enfin, Andrea Lunghi, originaire du petit village de Rio nell'Elba, ne pouvait pas s'empêcher d'être fasciné par les nouvelles de la visite de Napoléon aux mines locales, avec un arrêt  en soirée à l'ermitage de Sainte Catherine. qui allait durer toute la nuit. La série de gravures Letto Imperiale: Eremo 1814 (Lit Impérial: Ermitage 1814), qui a comme protagoniste le lit en fer donné par l’Empereur à l’ermite habitué à dormir au sol sur une palette, et depuis lors, se  conserve à la même place, né et se développe sur la suggestion toute moderne de l'atmosphère interne, silencieuse comme en attente. Après une longue préparation, Andrea a choisi d'exécuter la séquence entière en une seule séance, du crépuscule à l'aube, en utilisant seulement la lumière naturelle. Le stand installé dans la chambre, a attendu patiemment, de la fenêtre déballée sur la vallée et la mer, l'arrivée du vent du soir. Et l'espace, rendu dans les tons précieux de l'impression aux sels d'argent, a retrouvé dans le noir et blanc la perspective  évocatrice de la mémoire, en se animent de sensibles présences.
Dans chacune de ces œuvres, catalysées par la figure de Napoléon, motifs, donc, s’entrelacent  avec caractères qui ont l'île pour centre, mais aussi un particulaire regard on elle, ouvert à pensées et images transporteuses d’un autre modèle de l'avenir. Les artistes nous le disent avec leur travaille, c'est à nous de répondre avec des faits. © RIPRODUZIONE RISERVATA



Sala Argento | Angela Galli "Immagini da un esilio"
Sala Oro | Angela Galli "Immagini da un esilio"

Sala Rame | Fiona Buttigieg "Notes from a small island"
Sala Rame | Fiona Buttigieg "Notes from a small island"

Sala Petrolio | Andrea Lunghi "Letto imperiale: Eremo 1814"

La Storia siamo noi

    Riflettere sulla «storia», quella che si intreccia direttamente con le nostre origini, o si incontra con le nostre affinità, modellandoci senza sosta insieme al paesaggio che ci circonda, è un esercizio  da praticare con costanza, perché in esso quasi sempre si annidano -lo sapevano bene gli antichi- molte delle risposte alle domande che ci poniamo. Questa considerazione, assunta  a metodo di lavoro, sembra essere stata il punto di partenza anche per i tre artisti -Angela Galli, Andrea Lunghi, Fiona Buttegeig- che già l'anno passato indagarono la complessa, misteriosa figura di Santa Caterina, ed oggi hanno significativamente scelto di concentrarsi su quella, anch'essa notissima e insieme sconosciuta, come di recente ha ricordato lo scrittore francese Robert Christophe, di Napoleone durante i suoi dieci mesi all'Elba.

    Cosa si può dire e raccontare di quel tempo, breve ma non brevissimo nella vita inquieta dell'uomo più importante d'Europa? E delle idee su un  territorio che, sotto la sua guida, divenne in tutto e per tutto un principato, ovvero una nazione? Quali tracce tangibili rimangono di quel modello, immaginato ed in parte realizzato? E soprattutto, quali energie sopravvivono, latenti, ed  in attesa di una possibile rilettura in termini odierni, di quello che  non si limitò soltanto ad essere il primo intervento illuminista e moderno attuato con determinazione, ma, sulla spinta dell'immaginazione e dell'utopia, sembrò diventare, per ammissione stessa di Napoleone, il sogno di «une souveraineté d'un genre nouveau» («una sovranità di genere nuovo»), possibile all'interno di un ideale laboratorio naturale e sociale come quello dell'isola?

    Il progetto Carnet  de route, che Angela Galli, Andrea Lunghi, Fiona Buttegeig, oggi propongono, e che è ancora in divenire, nasce da queste domande, e si muove dunque lungo la duplice direzione dell'ipotesi culturale e dello sguardo emozionale proprio dell'artista. Dove l'una si alimenta dell'altro pur nella consapevolezza che la centralità ineludibile del messaggio è quella di riuscire a «dire con le immagini», sondandone il linguaggio -in tutti e tre i casi quello fotografico-, nella sua complessità ed emozionalità, per farsi portatori di concetti. Ancora una volta ritrovando il ruolo sociale e utopico di rabdomante del futuro che da sempre è stato carattere centrale dell'artista.

     In Immagini da un esilio, Angela Galli ha scelto la prospettiva obliqua e malinconica del souvenir, il ricordo, che sulla traccia de Le Mémoires de l'exil à Sainte-Hèléne, si coagula in inquieti flashback percettivi: l'arrivo nella rada di Portoferraio la sera di inizio maggio, sovrapposta al sussulto di sorpresa per la somiglianza naturale fra Elba e Corsica, o la serata a teatro, quel minuscolo gioiello dei Vigilanti, quasi a dimostrazione che un'armonia perfetta può esistere anche senza grandeur. Angela costruisce il proprio racconto per capitoli, usando la sintassi del fotoromanzo che, perduta ormai la sua radice popolare, le serve per connettere in unità la fluidità talora elusiva delle immagini, sottolineata da una continua, pittorica ibridazione.

     In Notes from a small island, Fiona Buttegeig preferisce concentrarsi invece su alcuni piccoli aneddoti riportati dalle cronache del tempo; sfumature della storia in cui di volta in volta si legge la saggezza degli abitanti nel millenario rapporto con il potere, o l'ironia sottile e tutta toscana dello scherzo, la lotta per la sopravvivenza, o la misura umana al centro di certe opere pubbliche. Attraverso una diretta sovrapposizione, l'acuminata calligrafia dei documenti d'archivio dialoga così direttamente con l'evidenza flagrante di pochi elementi, ciascuno isolato a suggerire il racconto di cui è protagonista: le grosse chiavi di ferro, i gigli di maggio, il pane profumato, il lucido lastricato delle scalinate di Portoferraio.

    Infine Andrea Lunghi, riese, non poteva non rimanere affascinato dalla notizia della visita di Napoleone alle miniere della zona, con sosta serale all'Eremo di Santa Caterina, che si sarebbe protratta per l'intera notte. La serie di stampe Letto imperiale: Eremo 1814, che ha come protagonista il letto in ferro donato dall'imperatore all'eremita abituato a dormire sul pagliericcio, e che da allora si conserva nello stesso luogo, nasce e si sviluppa sulla suggestione tutta moderna dell'atmosfera d'interno, silenzioso e come in attesa. Dopo una lunga elaborazione, Andrea ha infatti scelto di eseguire l'intera sequenza in un'unica seduta, dal tramonto all'alba, usando solo luce naturale. Il cavalletto piazzato nella stanza, ha aspettato con pazienza, dalla finestra spalancata sulla valle e sul mare, l'arrivo del vento della sera. E lo spazio, reso nelle gradazioni preziose della stampa ai sali d'argento, ha ritrovato nel bianco e nero la prospettiva evocativa della memoria,  animandosi di sensibili presenze.

    In ciascuno di questi lavori, catalizzato dalla figura di Napoleone, si intrecciano dunque motivi e figure che hanno al centro l'isola, ma anche un certo sguardo su di essa, aperto a pensieri e immagini su un modello diverso di futuro.
Gli artisti ce lo dicono con le opere; sta a noi rispondere con i fatti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Firenze, 20 aprile 2012                                                                                                         Susanna Ragionieri

sabato 5 maggio 2012

"Carnet de Route" | Anteprima alla Stampa


Ieri l'anteprima alla stampa della mostra fotografica "Carnet de Rout", nel video un'intervista  di Tele Elba all'artista Angela Galli che spiega il percorso creativo e l'istallazione.

mercoledì 25 aprile 2012

Francesca Bontempi | Tavole del Tempo

Poco dopo la morte di mio nonno, sono tornata nella sua casa di campagna ed ho trovato questi oggetti nelle cantine del vigneto.
In un’atmosfera congelata nel tempo ma riscaldata dall’aura del passato, ho sentito la presenza ed importanza di questi utensili artigianali, perfetti nella loro essenzialità e semplice bellezza, che ci narrano delle vita quotidiana e del lavoro nei campi nel 1900.
Nelle loro forme pure e la loro struttura meccanica, e nei loro evidenti segni del tempo e dell’usura, mi sono apparsi come i testimoni dell’integrità, dell’autenticità e della poesia di una vita vissuta in armonia con la terra e con i valori essenziali della vita.
Mi rimandano ad un passato irripetibile e mi ricollegano alle origini della mia famiglia,  ricordandomi da dove provengo e quali sono i principi che guidano la mia vita.
Le “Tavole del Tempo” sono uno sguardo rivolto al secolo scorso e costituiscono la memoria storica che ci ricorda da dove veniamo e la centralità della storia e del passato nel ciclo evolutivo dell’essere umano. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Francesca Bontempi - Time Table # 1

Francesca Bontempi - Time Table # 3

Francesca Bontempi - Time Table # 5
Francesca Bontempi - Time Table # 7
Francesca Bontempi - Time Table # 13



Francesca Bontempi è nata a Roma nel 1977.
Si forma come fotografa presso la Scuola Romana di Fotografia di Roma diplomandosi dopo un master triennale di fotografia professionale e si laurea in cinema e fotografia presso la Facoltà di Arti e Scienze dello Spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma, con una tesi in Storia della Fotografia su “William Eggleston e il Perturbante Americano”.
Viene selezionata e partecipa al Progetto “Focus on Monferrato” con il fotografo Stanley Green, per il Progetto “Senigallia città della Fotografia” con il fotografo Gianni Berengo Gardin, per il CineCampus 2010, nell'ambito del Festival Internazionale del Film di Roma.
Ha lavorato per il FotoFest, Biennale di Fotografia di Houston, per il NyPhotoFestival, Festival di Fotografia di New York, per lo Studio di Marco Delogu, la Casa Editrice Punctum, per il Festival Internazionale di Fotografia di Roma Fotografia, la Fondazione Vodafone Italia, L'Ente Eur, e altri committenti nazionali ed internazionali.
Dal 2008 insegna Fotografia presso diversi istituti culturali a Roma.
Le sue fotografie sono state esposte a livello nazionale ed internazionale e sono contenute in collezioni pubbliche e private, tra cui l'Harry Ransom Center di Austin, il  Musinf di Senigallia, il Vermont Photography Workplace. www.francescabontempi.com